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L’inno di Mammeli …

Non è un errore, volevo proprio scrivere Mammeli,  con due emme, è il nome giusto per l’Inno nazionale dell’italietta.spartitoinno.jpg

Una vera schifezza musicale, indegna dei nostri grandi, Vivaldi, Verdi, Puccini, o anche degli Area, di Guccini e dei Nomadi,  e più adeguato ad Al-BaNano, Orietta Bert-ucc-i o il Guardiano del Faro.

Una sequenza di note patetiche, pompose, roboanti sul nulla, sulle chiacchiere, su grandezze passate ormai ridotte in monnezza. Ed è proprio questo che suscitano le parole vuote di affaristi olimpionici, capi di governo marionetta e relativo burattinaio megalomane, blaterate in occasione di un podio Ferrari.

È l’Italia che torna a vincere! (Paolo Gentiloni)
Che orgoglio! Grazie da parte di tutto lo sport italiano! (Giovanni Malagò)
Finalmente l’inno di Mameli torna a risuonare (Matteo Renzi)

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Malagò, quello delle Olimpiadi, e due sconosciuti infiltrati

Una scelta musicalmente adeguata, per un paese che volesse risollevarsi dalle fogne in cui è sprofondato, sarebbe forse il Coro del Nabucco. Nulla da fare, ce lo hanno sputtanato Bossi e i suoi, quelli della Sega Nord. Dovremmo cercare altrove, forse il “nessun dorma” o “e lucean le stelle” di Puccini, o anche la primavera di Vivaldi. Ma non se ne farà di nulla, ammettiamo semplicemente che la robaccia di inno attuale  rappresenta molto bene questo paese e i suoi giocatori delle tre carte, favolisti, buffoni, a cui una retorica (anche musicale) da quattro soldi fa da ideale colonna sonora.

Perciò teniamoci pure la porcheria di Inno di Mammeli, in effetti una delle poche cose riconoscibili nei secoli, rimaste fino ad oggi a dare l’immagine dell’Italia nel mondo è il mammismo.


Oggi una bella carrellata musicale, fra la robaccia e l’indimenticabile.

 

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