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Il prossimo

O forse i prossimi: parlo dei miei giri di boa, non del Vangelo (“ama il prossimo tuo come te stesso”).

In certi momenti, spesso difficili, o da abissi di sconforto, risale l’idea di andarmene. No, non si tratta di un vezzo, chiunque mi conosce sa che l’ho già fatto, vere e proprie svolte epocali, in cui ho buttato all’aria la vita condotta fino a quel momento e ne ho avviata un’altra.

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Bukowsky

Si è trattato, alle età più varie, di rivolgimenti piccoli e soprattutto grandi: cambio di lavoro, paese, lingua, casa, città, arredamento e abbigliamento, amicizie, ambienti, amori, modo di spostarmi nel mondo circostante e non so cos’altro. L’ultimo, forse il più grande e probabilmente sbagliato è stato il rientro in Italia, con  tutti i fattori accennati in un solo colpo.

Mi è capitato anche di sentire “lo dici da anni ma non lo fai mai”. Usciva dalla bocca di gente che passa la vita in pantofole, sul divano alla TV, la casuccia in campagna, a cui rivernicia le persiane. Ci resti in pantofole, poveretto (o poveretta) …

Quello che mi si prospetta adesso, su cui la mia testa lavora da tempo, nel razionale e nell’emozionale, potrebbe essere ancora più forte dell’ultimo giro di boa. Mi attira e mi fa fare progetti il tagliare i ponti con una realtà meschina che mi circonda e mi diventa sempre meno sopportabile.

Ridisegnare la mia vita, lo dovrò fare comunque, sul piano lavorativo e non solo, e non me lo farò cascare addosso. Niente panchine e giardinetti, niente cane da portar fuori, nipoti non ne ho e quindi non mi troverò a fare il nonno. Prendermi cura di altre generazioni, che potrebbero aver bisogno di me, lo posso fare in ogni caso, finchè ci sono.

Nell’adolescenza lessi “On the road” di Kerouac, i tempi erano pieni di sconvolgimenti e guardavano avanti, cambiare il mondo sembrava a portata di mano. Tutto perduto, eppure “on the road” mi trova ancora pronto. Varie volte, e anche in tempi non troppo lontani, mi sono sentito un cane randagio nel peggiore dei modi, eppure vagabondare per il mondo e per la vita non mi sembra una condanna.

Ci sono alcuni fattori affettivi che mi frenano per ora, poche persone che mi sono state o mi sono vicine. Oltre ovviamente ai miei figli, che però sono grandi e hanno una vita loro. Le varianti del prossimo giro di boa spaziano ancora fra molte, ulteriore fattore di freno, ma solo temporaneo. C’è la più radicale, i Caraibi: biglietto di sola andata, per consumarmi nei piaceri e nell’oblìo. Una variante meno tragica delle scelte di Monicelli e Magri, ma che va nella stessa direzione: la fine. Poi c’è il ritorno nell’Europa civilizzata, Berlino o Amsterdam, il primo più facile per me: lingua, conoscenza approfondita dell’ambiente e di mille fattori – ma non è detto che prevarrebbe. Ambedue avrebbero anche la possibilità di tenere un piede nell’italietta, senza tagliare del tutto i ponti. Vantaggi e svantaggi. Ripensando all’occasione sprecata di San Diego, per una follìa amorosa, potrebbe tornare in campo la California spostandomi però a San Francisco. Chissà …

Tutto questo rimestare nel mio prossimo futuro (e nel presente o passato più o meno recente) mi ha fatto venire in mente Bukowsky,  con un sua poesia d’amore, e il cantautore Antonello Venditti, che mi fornisce la colonna sonora di oggi. Di nuovo, un genere musicale lontano dal mio, in certi periodi da me svalutato, ma che oggi torna su con parole che a volte mi toccano. Indovinate quali, nell’ascoltarlo.


In tema: Una cronaca della mia vita?,  Come se non ci fosse un domaniChi? Histoires e Histoire, Hyde e Jekill …Le ruote di un camion,  Sono uno stupido“Vado a comprare le sigarette”Messaggio nella bottiglia (rotta?)Le doppie vite, di tantiPerchè sono qui, e non in altre parti di mondoMarilyn, le altre, “le mie”Lo Stregatto sono ioLa rivoluzione non ha luogoCompleanni e pensieri,  Teresa …Quel mercoledì da leoni Raccontare di loro


Ecco qua …

 

Non ho smesso di pensarti,
vorrei tanto dirtelo.
Vorrei scriverti che mi piacerebbe tornare,
che mi manchi
e che ti penso.
Ma non ti cerco.
Non ti scrivo neppure ciao.
Non so come stai.
E mi manca saperlo.
Hai progetti?
Hai sorriso oggi?
Cos’hai sognato?
Esci?
Dove vai?
Hai dei sogni?
Hai mangiato?
Mi piacerebbe riuscire a cercarti.
Ma non ne ho la forza.
E neanche tu ne hai.
Ed allora restiamo ad aspettarci invano.
E pensiamoci.
E ricordami.
E ricordati che ti penso,
che non lo sai ma ti vivo ogni giorno,
che scrivo di te.
E ricordati che cercare e pensare son due cose diverse.
Ed io ti penso
ma non ti cerco.

Charles Bukowski

 

 

 

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