Senza categoria

San Diego

Sono passati degli anni, e di giri di boa ce ne sono stati alcuni, grandi e piccoli. Eppure ogni tanto mi torna in mente. Un esempio di cosa può offrire il “destino” e come si può cogliere l’occasione, o invece lasciarla passare. E poi domandarsi, mille volte, se la scelta era stata giusta.

A quei tempi vivevo nel profondo nord d’Europa, e lavoravo nell’informatica, in un “grande nome” mondiale. Il periodo nei ranghi universitari era alle spalle, e nuovi orizzonti mi si erano aperti, ero contento della scelta fatta abbandonando il mondo accademico  per buttarmi in quello che definirei il cuore del capitalismo, sia pur in un ramo tecnologico.

Per una serie di circostanze, fra cui il fatto di esser considerato una specie di Archimede Pitagorico un po’ anomalo, nell’azienda mi ero ritrovato ad occuparmi di “intelligenza artificiale”, o meglio di una sua branca, in quel momento in impetuoso sviluppo.  Una delle fucine di software del settore, britannica, stava entrando con forza nel mercato europeo e io frequentavo meeting, seminari ed altre attività, in varie città. Una figura dirigenziale della casa madre londinese, dall’immaginifico nome di Jacqueline, era spesso presente, anche grazie al fatto che parlava ottimamente varie lingue (fra cui anche l’italiano, scoprii solo più tardi, non essendo lingua di lavoro di quegli incontri). Era una splendida donna, probabilmente di origine mista dalle lontane lande dell’impero britannico, forse l’India o Ceylon. Eravamo entrati in sintonia e io mi ero giocato le mie carte di uomo cosmopolita, plurilingue, ben ferrato nel ramo di intelligenza artificiale di cui ci occupavamo.  Credo ci fosse un sottile confine fra gli aspetti professionali e un gioco di seduzione, che non andò mai oltre qualche accenno.

A latere di uno dei meeting a cui partecipavo mi accennò di vederci a fine lavori, accettai con una certa suspence. Ci vedemmo in una saletta del grande albergo dove si svolgeva il meeting, lei in tailleur appena seducente, io in abito professionale da uomo serissimo, ma con un tocco appena ribelle che mi ha sempre caratterizzato, quasi a distinguermi dal resto di quel mondo.

sandiego
San Diego, California

In sostanza mi propose di trasferirmi a San Diego, dove si stava aprendo una nuova sede, che negli sviluppi aziendali avrebbe assunto un peso crescente. Ricordo che mi passò per la testa la domanda “perchè San Diego”, poco rilevante nella ricerca tecnologica, e non Los Angeles, che era a quei tempi al centro di tutto. Una domanda che non formulai, e che non ebbi mai modo di chiarire. La proposta era corredata di un periodo di riflessione, data l’importanza della decisione per me e per l’azienda. le avrei fatto sapere, dopo aver attentamente ponderato.

Non accettai, dopo lunghi rimuginamenti, e non mi sono mai trasferito a San Diego, California, USA (se si sostituisce la città con San Francisco mi risuona nella testa Eric Burdon …). Quel giro di boa non c’è stato. Non fu una scelta dettata da paura del cambiamento, da presunta o vera “stabilità” o da motivi banali e noiosi. Credo ci si possa immaginare quali altre scelte feci, allora, e perchè. Ne parlerò un’altra volta.

cartaidentita

A chi mi legge per la prima volta o inizia a seguirmi, suggerisco di dare un’occhiata all’articolo di apertura, che illustra molte cose: come sono arrivato a scrivere su “Giri di boa”, la riconoscibilità e il blando anonimato di alcuni personaggi, il collegamento con altre mie attività “letterarie” invece più coperte, il passato e il presente.


Raccontare la storia su San Diego, e dei professionalissimi meeting in grandi alberghi, mi ha fatto tornare in mente questo divertente video di pubblicità commerciale, ambientato appunto in un grande albergo. Non c’è nessun altro nesso con il mio racconto, neanche visivo: la splendida Jacqueline era piccolina e non somigliava per nulla all’attrice, io tanto meno al protagonista maschile del filmato, ne come aspetto ne altro.  E nessuna scena neanche lontanamente simile si è mai verificata. Ma anche nei periodi più bui, o di sconforto, mi fa ridere ogni vola che lo rivedo. E ridere fa bene, anche se non cura i mali dell’anima e del corpo.